italian
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E io: | E io: |
O vendetta divina, quanto tu devi essere temuta da ogni lettore che apprende ciò che io vidi coi miei occhi | O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi miei |
Poi, quando il cuore mi restituì la forza vitale nelle membra esterne, vidi la donna che avevo incontrato da sola stare sopra di me, dicendo: | Poi, quando il cor virtù di fuor rendemmi, la donna ch’io avea trovata sola sopra me vidi, e dicea: |
Aspetta quando saranno più vicini a noi: allora pregali in nome di quell'amore che li trascina ed essi verranno | Vedrai quando saranno più presso a noi, e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno |
Ciascuna di esse aveva gli occhi scuri e incavati, e aveva il volto pallido e tanto magro che la pelle aderiva totalmente alle ossa | Ne li occhi era ciascuna oscura e cava, palida ne la faccia, e tanto scema, che da l’ossa la pelle s’informava |
Se io cambio colore, non stupirti, dal momento che alle mie parole vedrai fare lo stesso a tutti questi beati | Se io mi trascoloro, non ti maravigliar, ché, dicend’io, vedrai trascolorar tutti costoro |
E dal settimo ordine in giù, proprio come fino ad esso, seguono altre donne ebree, che dividono tutti i petali della rosa | E dal settimo grado in giù, sì come infino ad esso, succedono Ebree, dirimendo del fior tutte le chiome |
non frenare, ma anzi rafforza ogni tua energia | non stringer, ma rallarga ogne vigore |
ma l'altra richiede molta arte e ingegno per aprire, perché è quella che scioglie il nodo | ma l’altra vuol troppa d’arte e d’ingegno avanti che diserri, perch’ella è quella che ‘l nodo digroppa |
ma svelò a papa Innocenzo III la sua severa Regola con atteggiamento regale, e da lui ebbe il primo avallo al suo Ordine | ma regalmente sua dura intenzione ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe primo sigillo a sua religione |
E anche se non fosse più tale, non per questo la sua immagine svanirebbe, perché una ferita non si rimargina, per il fatto che l'arco si è allentato dopo aver lanciato una freccia. | E se non fosse or tale, piaga per allentar d'arco non sana. |
come a colui che ascolta e non comprende | come a colui che non intende e ode |
Finalmente sei arrivata, anima malvagia | Or se’ giunta, anima fella |
Dopo che quelle luci sante, piene di Spirito Santo, si fermarono e tornarono a raffigurare il segno che rese i Romani degni di rispetto al mondo, esso ricominciò: | Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che fé i Romani al mondo reverendi, esso ricominciò: |
Non fu chiaro da chi venissero le parole che furono date in risposta a queste dette dal mio maestro | Le lor parole, che rendero a queste che dette avea colui cu’ io seguiva, non fur da cui venisser manifeste |
e tu cortese che obbedisti subito alle parole autentiche che ti disse | e te cortese ch’ubidisti tosto a le vere parole che ti porse |
Sinone disse: | Disse Sinon: |
Tu non perderti d'animo, anche se io sono adirato, poiché io vincerò la prova, qualunque sia la difesa che approntano dentro la città | Tu, perch’io m’adiri, non sbigottir, ch’io vincerò la prova, qual ch’a la difension dentro s’aggiri |
A dire il vero, erano più o meno curvati a seconda del macigno che avevano sulle spalle | Vero è che più e meno eran contratti secondo ch’avien più e meno a dosso |
Qui non ci sono donne di cui fare mercato | qui non son femmine da conio |
la dolce luce del sole non colpisce più i suoi occhi | non fiere li occhi suoi lo dolce lume |
ognuno cerca quindi di raggiungerlo | per che di giugner lui ciascun contende |
così io vidi più facce di beati pronti a parlare | tali vid’io più facce a parlar pronte |
Nell'ora in cui la rondinella, vicino all'alba, comincia il suo triste stridio, forse ricordando i suoi primi dolori, e in cui la nostra mente, distaccata dal corpo e meno presa dai pensieri, fa dei sogni rivelatori, mi sembrava di vedere in sogno un'aquila dalle penne d'oro, che volteggiava in cielo con le ali spiegate e prossima a scendere | Ne l’ora che comincia i tristi lai la rondinella presso a la mattina, forse a memoria de’ suo’ primi guai,e che la mente nostra, peregrina più da la carne e men da’ pensier presa, a le sue vision quasi è divina,in sogno mi parea veder sospesa un’aguglia nel ciel con penne d’oro, con l’ali aperte e a calare intesa |
Con le tue dolci parole mi alletti in tal modo che non posso stare zitto | Sì col dolce dir m’adeschi, ch’i’ non posso tacere |
e rese il cielo soprastante gonfio di umidità, tanto che questa si trasformò in pioggia | e ‘l ciel di sopra fece intento, sì che ‘l pregno aere in acqua si converse |
O tu che mostri in modo così bestiale odio verso colui che stai divorando, dimmi la ragione a questo patto | O tu che mostri per sì bestial segno odio sovra colui che tu ti mangi, dimmi ’l perché |
così fecero Sabellio, Ario e quegli stolti che furono come spade verso le Scritture, deformando i volti regolari | sì fé Sabellio e Arrio e quelli stolti che furon come spade a le Scritture in render torti li diritti volti |
Tu sei così vicino all'ultima salvezza, che devi avere i tuoi occhi limpidi e privi di ogni velo mortale | Tu se’ sì presso a l’ultima salute, che tu dei aver le luci tue chiare e acute |
O nobiltà di sangue, che sei poca cosa, se induci la gente a vantarsi sulla Terra dove il nostro affetto è più debole, non me ne potrò mai stupire: infatti là dove il nostro appetito non si volge ai beni terreni, intendo dire in Paradiso, io me ne vantai | O poca nostra nobiltà di sangue, se gloriar di te la gente fai qua giù dove l’affetto nostro langue, mirabil cosa non mi sarà mai: ché là dove appetito non si torce, dico nel cielo, io me ne gloriai |
Tu mi infondesti la speranza con la tua Epistola, cosicché sono ripieno di questa virtù e posso diffonderla anche sugli altri | Tu mi stillasti, con lo stillar suo, ne la pistola poi, sì ch’io son pieno, e in altrui vostra pioggia repluo |
e nel punto dove io dissi questo, la colpa non veniva cancellata grazie alla preghiera, e poi la preghiera non era rivolta a Dio | e là dov’io fermai cotesto punto, non s’ammendava, per pregar, difetto, perché ‘l priego da Dio era disgiunto |
Di quel momento posso dire solo che, guardando lei, il mio affetto fu libero da ogni altro desiderio, fino a che la bellezza eterna di Dio, che raggiava direttamente in Beatrice, si rifletteva verso di me dal suo bel viso | Tanto poss’io di quel punto ridire, che, rimirando lei, lo mio affetto libero fu da ogne altro disire, fin che ‘l piacere etterno, che diretto raggiava in Beatrice, dal bel viso mi contentava col secondo aspetto |
o Ilio, come ti mostrava bassa e vile la scultura che si vede lì | o Ilión, come te basso e vile mostrava il segno che lì si discerne |
Il mio maestro disse: | Disse ’l maestro mio: |
Mio signore, e se tu non dovessi tornare | Segnor mio, se tu non torni |
ma tienili sempre stretti alla selva | ma sempre al bosco tien li piedi stretti |
il poeta mormorava: | mormorava il poeta: |
Poi, quando quelle anime furono tanto lontane da noi che non si potevano più sentire, nella mia mente nacque un nuovo pensiero, dal quale ne nacquero altri e diversi | Poi quando fuor da noi tanto divise quell’ombre, che veder più non potiersi, novo pensiero dentro a me si mise, del qual più altri nacquero e diversi |
Ormai non ti deve più sembrare difficile capire perché si dice che una giusta vendetta, in seguito, fu vendicata da un giusto tribunale | Non ti dee oramai parer più forte, quando si dice che giusta vendetta poscia vengiata fu da giusta corte |
ma fu solo un punto a sopraffarci | ma solo un punto fu quel che ci vinse |
La volontà di fare il bene, in cui si manifesta sempre l'amore ben diretto, così come la cupidigia si manifesta nella volontà malvagia, fece stare in silenzio quella dolce lira e fece acquietare le sante corde che la mano di Dio allenta e tira | Benigna volontade in che si liqua sempre l’amor che drittamente spira, come cupidità fa ne la iniqua, silenzio puose a quella dolce lira, e fece quietar le sante corde che la destra del cielo allenta e tira |
l'altro per la sua saggezza in Terra fu uno splendore di luce come i Cherubini | l’altro per sapienza in terra fue di cherubica luce uno splendore |
ma quando si indirizza al male o corre al bene con minore o maggiore sollecitudine di quanto dovrebbe, allora la creatura opera contro il suo Creatore | ma quando al mal si torce, o con più cura o con men che non dee corre nel bene, contra ‘l fattore adovra sua fattura |
e indicai il sole | e ‘l sol mostrai |
Capii subito che quello era il messo celeste e mi rivolsi al maestro | Ben m’accorsi ch’elli era da ciel messo, e volsimi al maestro |
E lui a me: | Ed elli a me: |
Aspettali e poi procedi adeguando il tuo passo al loro | Aspetta e poi secondo il suo passo procedi |
E uno dei due rispose: | E l’un rispuose a me: |
Sta come chi non ha più forza vitale, giacché per paura è fuggita dal cuore. | Sta come quella che non ha valore, ch' è per temenza da lo cor partita. |
Questo amore si è impresso in me grazie ad argomenti filosofici e all'autorità, non appena è compreso, accende amore di sé, tanto maggiore quanto maggiore è la bontà che contiene in se stesso | Per filosofici argomenti e per autorità che quinci scende cotale amor convien che in me si ‘mprenti: ché ‘l bene, in quanto ben, come s’intende, così accende amore, e tanto maggio quanto più di bontate in sé comprende |
E se qualcuno ha timore dell'amore, il vostro bel viso lo incoraggia ad accogliere in sé un così grande sentimento. | E, chi d'amor si teme, lu' assicura vostro bel vis' a tanto 'n sé volere. |
poi rivolsi i miei occhi a quelli, bellissimi, di lei | poscia rivolsi li occhi a li occhi belli |
Aggrappati a me | Tiemmi, tiemmi |
Quando la costellazione formata da sette stelle dell'Empireo, che non ha mai conosciuto alba o tramonto, né è mai stata offuscata da nebbia se non quella del peccato, e che lì indicava a ciascuno il suo dovere, proprio come l'Orsa Maggiore indica la via a chiunque gira il timone per giungere in porto, si fermò, la gente santa che era venuta tra essa e il grifone si voltò verso il carro, come alla sua pace | Quando il settentrion del primo cielo, che né occaso mai seppe né orto né d’altra nebbia che di colpa velo, e che faceva lì ciascun accorto di suo dover, come ‘l più basso face qual temon gira per venire a porto, fermo s’affisse: la gente verace, venuta prima tra ‘l grifone ed esso, al carro volse sé come a sua pace |
e quell'involucro è compreso solamente da Colui che lo cinge | e quel precinto colui che ‘l cinge solamente intende |
Ma è a tal punto timida che non osa dire a quale donna appartenga. | Ma tant'è paurosa, che no le dice di qual donna sia. |
Poi, con la dottrina e con la volontà, ottenuto l'avallo papale, si mosse come un torrente che sgorga da un'alta sorgente | Poi, con dottrina e con volere insieme, con l’officio appostolico si mosse quasi torrente ch’alta vena preme |
E lui a me: | Ed elli a me: |
Se la possibilità di peccare era già cessata in te prima che ti soccorresse l'ora del pentimento, che ci riconcilia con Dio, come hai fatto a giungere in questa Cornice | Se prima fu la possa in te finita di peccar più, che sovvenisse l’ora del buon dolor ch’a Dio ne rimarita, come se’ tu qua sù venuto ancora |
Digli che non scappi e chiedigli quale colpa lo ha portato quaggiù | Dilli che non mucci, e domanda che colpa qua giù ’l pinse |
Allora iniziai: | Allora incominciai: |
Giù nel mondo infinitamente amaro, e in seguito in Paradiso, di Cielo in Cielo, ho appreso cose che, se le riferirò, avranno per molti un sapore sgradevole | Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s’io ridico, a molti fia sapor di forte agrume |
Come un lampo improvviso che disperda le facoltà visive, cosicché priva l'occhio della capacità di vedere altri oggetti, così fui avvolto da una luce vivissima, che mi fasciò di un velo tale col suo fulgore che io non vedevo nient'altro | Come sùbito lampo che discetti li spiriti visivi, sì che priva da l’atto l’occhio di più forti obietti, così mi circunfulse luce viva, e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla m’appariva |
Questo incoraggiamento venne a me dalla seconda luce | Questo conforto del foco secondo mi venne |
Vidi sotto di esso delle anime che alzavano le mani verso i rami e gridavano qualcosa, simili a dei bambini desiderosi e incapaci, che pregano e il pregato non risponde, ma anzi tiene alto l'oggetto desiderato e non lo nasconde per acuire la loro voglia | Vidi gente sott’esso alzar le mani e gridar non so che verso le fronde, quasi bramosi fantolini e vani, che pregano, e ‘l pregato non risponde, ma, per fare esser ben la voglia acuta, tien alto lor disio e nol nasconde |
e in modo simile la prima anima mi faceva capire attraverso la luce che lo fasciava quanto fosse lieta nel potermi rispondere | e similmente l’anima primaia mi facea trasparer per la coverta quant’ella a compiacermi venìa gaia |
Poi iniziò: | Poi cominciò: |
Vedendoci scendere, ciascuno di loro si fermò e dalla schiera ne uscirono tre, con gli archi e le frecce che prima avevano scelto | Veggendoci calar, ciascun ristette, e de la schiera tre si dipartiro con archi e asticciuole prima elette |
Dunque chi ti ha guidato quassù tra noi, visto che credi di tornare sulla Terra | Chi t’ha dunque condotto qua sù tra noi, se giù ritornar credi |
Vi sono altri beni che non rendono felice l'uomo | Altro ben è che non fa l’uom felice |
O voi che il Cielo ha scacciato, gente disprezzata | O cacciati del ciel, gente dispetta |
Quest'ultimo non si può mai cancellare, se non viene rispettato | Quest’ultima già mai non si cancella se non servata |
Non credo che, per quanto la si chiami, si distolga dal sonno indolente, tanto è immersa in un sonno profondo e pesante. | Non spero che già mai dal pigro sonno mova la testa, per chiamar ch' uom faccia, sí gravemente è oppressa e di tal soma |
E quest'altro splendore che ti appare alla mia destra e che si accende di tutta la luce del nostro Cielo, capisce bene ciò che io dico di me stessa | E quest’altro splendor che ti si mostra da la mia destra parte e che s’accende di tutto il lume de la spera nostra, ciò ch’io dico di me, di sé intende |
Avevano cappe con bassi cappucci davanti agli occhi, della stessa foggia di quelle dei monaci cluniacensi | Elli avean cappe con cappucci bassi dinanzi a li occhi, fatte de la taglia che in Clugnì per li monaci fassi |
Carlo venne in Italia e, per fare ammenda, uccise Corradino | Carlo venne in Italia e, per ammenda, vittima fé di Curradino |
Io vidi Bellincione Berti indossare una cintura di cuoio e d'osso, e sua moglie allontanarsi dallo specchio senza il viso imbellettato | Bellincion Berti vid’io andar cinto di cuoio e d’osso, e venir da lo specchio la donna sua sanza ‘l viso dipinto |
E questo, tuttavia, quassù è tollerato con minore disdegno, rispetto a quando la Sacra Scrittura è trascurata oppure deformata | E ancor questo qua sù si comporta con men disdegno che quando è posposta la divina Scrittura o quando è torta |
E io: | E io: |
In questo ordine le creature razionali vedono l'impronta della virtù divina, che è il fine ultimo di tutto l'ordine medesimo | Qui veggion l’alte creature l’orma de l’etterno valore, il qual è fine al quale è fatta la toccata norma |
Poco fa, sul far dell'alba che precede il giorno, quando eri profondamente addormentato, una donna venne in quel luogo laggiù adornato di fiori e disse: "Io sono Lucia | Dianzi, ne l’alba che procede al giorno, quando l’anima tua dentro dormia, sovra li fiori ond’è là giù addornovenne una donna, e disse: "I’ son Lucia |
e uno dei vecchi, come se fosse un inviato del cielo, gridò cantando per tre volte 'Vieni, sposa, dal Libano', seguito da tutti gli altri | e un di loro, quasi da ciel messo, ‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando gridò tre volte, e tutti li altri appresso |
nella sua vita non si nutre di erba né di biada, ma solo di lacrime di incenso e di amomo, e il suo ultimo nido è fatto di foglie di nardo e mirra | erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce |
Chiunque depredi o danneggi quella pianta, di fatto offende in modo sacrilego Dio, il quale la creò sacra solo per i Suoi fini | Qualunque ruba quella o quella schianta, con bestemmia di fatto offende a Dio, che solo a l’uso suo la creò santa |
il dorso e il petto ed entrambi i fianchi erano dipinti di nodi e rotelle | lo dosso e ’l petto e ambedue le coste dipinti avea di nodi e di rotelle |
Quando io sono tutto rivolto nella direzione in cui risplende il bel viso di laura, e permane nella memoria l'immagine del volto rilucente di lei, che è come se mi bruciasse dentro da parte a parte devastandomi, mi vien timore che il cuore mi si spezzi, e sento vicina la fine della mia vita, e allora comincio ad andarmene in giro come un orbo, vagando accecato, come qualcuno che pur non sapendo dove andare comunque parte. | Quand'io son tutto volto in quella parte ove 'l bel viso di madonna luce, e m'è rimasa nel pensier la luce che m'arde e strugge dentro a parte a parte, i' che temo del cor che mi si parte, e veggio presso il fin de la mia luce, vommene in guisa d'orbo, senza luce, che non sa ove si vada e pur si parte. |
esso risolse entrambi i miei dubbi | tal puose in pace uno e altro disio |
Perciò, qualunque cosa è tanto preziosa da non avere alcun termine di paragone, non può essere scambiata con nient'altro | Però qualunque cosa tanto pesa per suo valor che tragga ogne bilancia, sodisfar non si può con altra spesa |
e poi tacque, come se fosse soddisfatto | e, quasi contentato, si tacette |
e io parlo di lui come del contadino che Cristo scelse come aiutante nel suo orto | e io ne parlo sì come de l’agricola che Cristo elesse a l’orto suo per aiutarlo |
Aveva messo davanti i Gualandi, i Sismondi e i Lanfranchi, sul fronte avanzato, con cagne macilente, fameliche e addestrate | Con cagne magre, studiose e conte Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi s’avea messi dinanzi da la fronte |
Gli altri la soccorsero quanto era giovane e forte, costui la scampò da morte nella sua vecchiaia. | Gli altri l'aitar giovene e forte, questi in vecchiezza la scampò da morte! |
perché ha posto lì come suo abate, al posto di quello che doveva svolgere l'incarico, suo figlio, menomato nel corpo e nella mente e nato male | perché suo figlio, mal del corpo intero, e de la mente peggio, e che mal nacque, ha posto in loco di suo pastor vero |
Egli allora disse: | Diss’elli allora: |
Ma tu che scrivi solo per cancellare che tu corrompi, sono ancora vivi | Ma tu che sol per cancellare scrivi, pensa che Pietro e Paulo, che moriro per la vigna che guasti, ancor son vivi |
O lettore, aguzza lo sguardo con attenzione al vero, poiché il velo allegorico è qui così sottile che è facile passarvi attraverso | Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, chè ‘l velo è ora ben tanto sottile, certo che ‘l trapassar dentro è leggero |
Ma ora va' via, Toscano | Ma va via, Tosco, omai |
Voi fiorentini mi chiamaste Ciacco: a causa della colpa della gola, come vedi, sono fiaccato dalla pioggia | Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa de la gola, come tu vedi, a la pioggia mi fiacco |
Come quando c'è una nebbia fitta o quando nel nostro emisfero cala la notte, e appare in lontananza un mulino che è mosso dal vento, così allora mi parve di vedere una simile costruzione | Come quando una grossa nebbia spira, o quando l’emisperio nostro annotta, par di lungi un molin che ’l vento gira, veder mi parve un tal dificio allotta |