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Traduci in volgare fiorentino:
| Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita. | Nel mezzo del cammin di nostra vita (=a 35 anni) mi ritrovai per una selva oscura, perché avevo smarrito la retta via. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. | Ahi, quanto è arduo e doloroso raccontare com’era selvaggia, intricata e impraticabile questa selva, il cui solo pensiero mi rinnova la paura! Essa (=selva) è tanto amara, che la morte lo è poco di più. Ma, per parlare del bene che vi trovai, dirò delle altre cose che vi ho visto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai. | Io non so ben dire come vi entrai, tanto ero pieno di sonno a quel punto in cui abbandonai la via del vero. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m’avea di paura il cor compunto,
guardai in alto, e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle. | Ma, dopo che fui giunto al piè di un colle, dove terminava quella valle che mi aveva riempito il cuore di paura, guardai in alto e vidi la cima [del colle] illuminata già dai raggi del pianeta (=il sole sta sorgendo), che conduce il viandante dritto per ogni strada. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Allor fu la paura un poco queta
che nel lago del cor m’era durata
la notte ch’i’ passai con tanta pieta. | Allora si quietò un poco la paura, che nel profondo del cuore mi aveva a lungo agitato in quella notte che io trascorsi con tanta angoscia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come quei che con lena affannata
uscito fuor del pelago a la riva
si volge a l’acqua perigliosa e guata,
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva. | E, come il naufrago, uscito fuori del maree giunto alla riva, con respiro affannoso si volge indietro eguarda le onde pericolose, così il mio animo, che ancora fuggiva, si volse indietro per riguardar la selva, che non lasciò mai (=accompagnò sempre ogni) persona viva. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso. | Dopo che ebbi riposato un po’ il mio corpo affaticato, ripresi a camminare lungo il pendìo deserto [del colle], così che il piede fermo era sempre il più basso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ‘mpediva ta nto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto. | Ed ecco che, quasi agli inizi della salita, mi apparve una lonza leggera e molto veloce, che era coperta di pelo screziato. Essa non si allontanava da me, anzi impediva a tal punto il mio cammino , che mi volsi più volte per tornare indietro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Temp’era dal principio del mattino,
e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di que lla fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone. | Era il primo mattino ed il sole [primaverile] saliva in cielo con le stelle dell’Ariete, che erano con lui quando l’amore diDio fece muovere per la prima volta quelle cose belle. Così l’ora del giorno ela dolce stagione mi facevano ben sperare di[ averla meglio] su quella fiera dalla pelle variegata, ma non tanto che non m’incutesse paura la vista diun leone che mi comparve davanti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse. | Esso veniva contro di me con la testa alta e con una fame rabbi osa, così che anche l’aria sembrava temerlo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza. | E una lupa, che nella sua magrezza sembrava piena di ogni desiderio e che fece viver misere (=infelici) molte genti, mi causò sùbito dopo tanto sgomento con la paura che incuteva il suo aspetto, che perdetti la speranza di raggiungere la cima del colle. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ‘l tempo che perder lo face,
che ‘n tutt’i suoi pensier piange e s’attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ‘ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ‘l sol tace. | E come l’avaro, che accumula volentieri e che, giunto il tempo in cui perde la ricchezza accumulata, piange e si rattrista in tutti i suoi pensieri; così mi rese la bestia senza pace, la quale, venendomi incontro, a poco a poco mi sospingeva nella selva oscura, dove il sole non penetra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco. | Mentre ero spinto rovinosamente verso la valle, davanti agli occhi mi apparve uno, che in quel vasto silenzio appariva come un’ombra evanescente. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando vidi costui nel gran diserto,
“Miserere di me ”, gridai a lui,
“qual che tu sii, od ombra od omo certo!”. | Quando lo vidi in qu ella grande solitudine, «Abbi pietà di me» gli gridai, « chiunque tu sia, ombra o uomo vivo! ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Rispuosemi: “Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
mantoani per patria ambedui. | Mi rispose: «Non sono un uomo, ma lo fui un tempo. I miei genitori furono lombardi, ambedue nativi di Mantova. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Nacqui sub Iulio , ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ‘l buono Augus to
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi. | Nacqui sotto Giulio Cesare, seppur troppo tardi [per conoscerlo], e vissi a Roma sotto il buon Augusto al tempo degli dei falsi e bugiardi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
poi che ‘l superbo Ilión fu combusto. | Fui poeta e cantai [le imprese] di quel giusto figlio di Anchise (=Enea), che da Troia venne in Italia, dopo che la superba città fu incendi ata. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion d i tutta gioia?”. | Ma tu perché ritorni a tanto affanno (=nella selva)? Perché non sali il dilettoso monte, che è inizio e ca usa di tanta gioia? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?”,
rispuos’io lui con vergognosa fronte. | « Sei tu quel Virgilio e quella fonte che spande un fiume così abbondante di par ole?» gli risposi a fronte bassa per la vergogna. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O de li altri poeti onore e lume
vagliami ‘l lungo studio e ‘l grande amore
che m’ha fatto cercar lo tuo volume. | «O decoro e luce degli altri poeti, concèdimi il tuo aiuto in nome del lungo studio e del grande am ore, che mi hanno fatto cercare le tue opere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore;
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
lo bello stilo che m’ha fatto onore. | Tu sei il mio maestro e il mio autore. Tu sei il solo da cui appresi lo stile tragico, che mi ha dato la fama. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vedi la bestia per cu’ io mi volsi:
aiutami da lei, famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi”. | Vedi la bestia che mi ha fatto volgereindietro. Aiùtami, o saggio famoso, perché essa mi fa tremare le vene ed i polsi! » |
Traduci in volgare fiorentino:
| “A te convien tenere altro viaggio”,
rispuose poi che lagrimar mi vide,
“se vuo’ campar d’esto loco selvaggio:
ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo ‘mpedisce che l’uccide;
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non em pie la bramosa voglia,
e dopo ‘l pasto ha più fame che pria. | «A te conviene (=tu dovrai) prendere un’altra strada» rispose dopo che mi vide in lacrime, « se vuoi uscire da questo luogo selvaggio. Questa bestia, che ti costringe a chieder aiuto, non lascia passare alcuno per la sua strada, ma lo ostacola tanto che lo uccide. Ed ha una natura così malvagia e cattiva, che non soddisfa mai la sua sconfinata ingordigia e che, dopo mangi ato, ha più fame di prima. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e più saranno ancora, infin che ‘l veltro
verrà, che la farà morir con doglia. | Molti sono gli animali con cui si accoppia e ancor di più saranno in futuro, finché ve rrà il Veltro, che la farà morire con dolore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapienza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro. | Qu esti cercherà non terre né denaro, ma sapienza, amore e virtù, ela sua origine sarà tra feltro e feltro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute. | Sarà la salvezza di quell’umile Italia, per la quale morirono uccisi la vergine Camilla, E urialo, Niso e Turno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l’avrà rimessa ne lo ‘nferno,
là onde ‘nvidia prima dipartilla. | Questi la caccerà da ogni città, finché l’avrà rimessa nell’in ferno, da dove la fece uscire l’invidia [del serpente verso Adamo ed Eva]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
e trarrotti di qui per loco etterno,
ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
ch’a la seconda morte ciascun grida;
e vederai color che son c ontenti
nel foco, perché speran di venire
quando che sia a le beate genti. | Perciò per il tuo bene penso e giudico che tu mi debba seguire: sarò la tua guida. Ti trarrò di quiattraverso il luogo eterno (=l’inferno), dove udrai le grida senza speranza [dei dannati] e vedrai gli spiriti sofferenti degli antichi, che invocano la seconda morte (=quella dell’a nima, cioè l’anni chilimento totale). Vedrai coloro che sono contenti di stare nel fuoco [del purgatorio], perché sono sicuri diandare, prima o poi, fra le genti beate. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
con lei ti lascerò nel mio partire;
ché quello imperador che là sù regna,
perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge,
non vuol che ‘n sua città per me si vegna. | E, se vorrai salire fra quelle genti [in paradiso], sarai accompagnato da un’anima più degna di me(= Beatrice). Ti affiderò a lei, prima di lasciarti, perché l’imperatore (=Dio), che regna lassù, non vuole che io entri nella sua città, poiché fui ribelle (=non conobbi) alla sua legge. |
Traduci in volgare fiorentino:
| In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l’alto seggio:
oh felice colui cu’ ivi elegge!”. | Egli impera su tutto l’universo, ma governa da qui: questa è la sua città equi sta il suo trono. Oh, felice colui che ammette la ssù!» |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io a lui: “Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
acciò ch’io fugga questo male e peggio,
che tu mi meni là dov’or dicesti,
sì ch’io ve ggia la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti”. | Io gli dissi: «O poeta, in nome di quel Dio, che non conoscesti, ti prego di condurmi dove oradicesti, affinché possa fuggire questo male (=la lupa) e peggio (=la dannazione eterna). Così potrò vedere la portadi san Pietro (=il purgatorio) e coloro che tu dici tanto mesti (=i dannati dell’inferno) ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Allor si mosse, e io li tenni dietro. | Allora egli si mosse ed io gli tenni dietro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno
toglieva li animai che sono in terra
da le fatiche loro; e io sol uno
m’apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
che ritrarrà la mente che non erra. | Il giorno se n’andava e l’aria bruna toglieva dalle loro fatiche gli esseri viventi che sono sulla terra. Soltanto io mi preparavo a sostener la guerra sia del cammino sia delle visioni angosciose, che rifer irà la mente che non erra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate. | O muse, o alto ingegno, ora aiutàtemi. O memoria che scrivesti ciò che vidi, qui apparirà il tuo valore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io cominciai: “Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s’ell’è possente ,
prima ch’a l’alto passo tu mi fidi. | Io cominciai: « O poeta che mi guidi, guarda se le mie capacità sono sufficienti, prima che tu mi faccia iniziare quest’arduo viaggio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu dici che di Silvio il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
secolo andò, e fu sensibilmente. | Tu dici che il padre di Silvio (=Enea) [mentre era] ancora in vita andò nei regni eterni evi andò con tutti i sensi (=con il corpo). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però, se l’avversario d’ogne male
cortese i fu, pensando l’alto effetto
ch’uscir dovea di lui e ‘l chi e ‘l q uale,
non pare indegno ad omo d’intelletto;
ch’e’ fu de l’alma Roma e di suo impero
ne l’empireo ciel per padre eletto:
la quale e ‘l quale, a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo loco santo
u’ siede il successor del maggior Piero. | Perciò, se l’avver sario di ogni male(= Dio) fu cortese con lui, qualorasi pensi alle straordinarie conseguenze che dovevano procedere da lui, chi [egli era] e le qualità [che aveva], non appare indegno (=risulta comprensibile) per un uomo capace di pensare. Egli fu scelto nell’empìreo come padre di Roma e dell’im pero. A loro volta Roma e l’impero furono costituiti per diventar il luogo santo ove siede il successo-re del maggior Pietro (=la sede papale). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per quest’ andata onde li dai tu vanto,
intese cose che furon cagione
di sua vittoria e del papale ammanto. | In questa discesa, per la quale tu lo celebri, ascoltò cose che gli permisero di vincere e che portarono alla sede papale. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Andovvi poi lo Vas d’elezione,
per recarne conforto a quella fede
ch’è principio a la via di salvazione. | Vi andò poi il Vaso d’elezione (=san P aolo), per portare [dall’oltretomba] un sostegno a quella fede, con cui inizia la via della salvezza. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma io perché venirvi? o chi ‘l concede?
Io non Enea, io non Paulo sono:
me degno a ciò né io né altri ‘l crede. | Ma io perché debbo venirvi? E chi lo permette? Io non sono Enea, non sono Paolo: né io né altri mi ritiene degno di quest’impresa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per che, se del venire io m’abbandono,
temo che la venuta non sia folle.
Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono”. | Perciò io, se decido [sconsideratamente] di venire, temo di commettere una follia. Tu sei saggio e capisci meglio di quanto io dico». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E qual è quei che disvuol ciò che volle
e per novi pensier cangia proposta,
sì che dal cominciar tutto si tolle,
tal mi fec’io ‘n quella oscura costa,
perché, pensando, consumai la ‘mpresa
che fu nel cominciar cotanto tosta. | E come colui che non vuole più ciò che prima voleva e per nuovi pensieri cambia proposito, tanto che non incomincia più; così mi feci io su quella pendice ormai oscura, perché, riflettendo sulle difficoltà, già ponevo termine a quel viaggio, che ero stato così precipitoso ad intraprendere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “S’i’ ho ben la parola tua intesa”,
rispuose del magnanimo quell’ombra;
“l’anima tua è da viltade offesa;
la qual molte fiate l’omo ingombra
sì che d’onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand’ombra. | «Se ho ben capito le tue parole» rispose l’ombra di quel grande, «la tua anima è offesa da viltà, la quale molte volte impedisce l’uomo, così che lo distoglie da un’impresa onorata, come una cosa falsamente vista [fa volgere indietro] una bestia, quando piglia spavento. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da questa tema acciò che tu ti solve,
dirotti perch’io venni e quel ch’io ‘ntesi
nel primo punto che di te mi dolve. | Per liberart i da questo timore, ti dirò perché venni e che cosa ascoltai nel primo momento che provai dolore per te. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi. | Io ero fra coloro che sono sospesi fra la salvezza ela dannazione (=nel limbo) emi chiamò una donna tanto beata e bella, che io la pregai di coma ndarmi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella:
“O anima cortese mantoana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto ‘l mondo lontana,
l’amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che volt’è per paura;
e temo che non sia già sì smarrito,
ch’io mi sia tardi al soccorso levata,
per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito. | I suoi occhi brillavano più delle stelle e comi nciò a parlare soave e piana, con voce angelica, nella sua lingua: “O nobile anima manto vana, la cui fama dura ancora nel mondo e durerà a lungo quanto d urerà il mondo, l’amico mio, e non della fortuna (=l’amico sincero e non di un momento), sul pendìo deserto [di un colle] è così impedito nel cammino, che per la paura si è voltato indietro. E temo che si sia già così perso d’animo, che io mi sia mossa troppo tardia soccorrerlo, per quel che io ho udito di lui in cielo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c’ha mestieri al suo campare
l’aiuta, sì ch’i’ ne sia consolata. | Ora va’ e aiùtalo con le tue parole suadenti e con ciò che serve alla sua salvezza, così che io ne sia consolata. |
Traduci in volgare fiorentino:
| I’ son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare. | Io, che ti faccio andare, sono Beatrice e vengo dal luogo in cui desidero tornare. L’amore, che ora mi fa parlare, mi mosse fino a te. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando sarò dinanzi al segnor mio,
di te mi loderò sovente a lui”.
Tacet te allora, e poi comincia’ io:
“O donna di virtù, sola per cui
l’umana spezie eccede ogne contento
di quel ciel c’ha minor li cerchi sui,
tanto m’aggrada il tuo comandamento,
che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi;
più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento. | Qua ndo sarò davanti al mio Signore (=Dio), ti loderò spesso [per quel che farai] ». Poi tacque. Io così le risposi: “O donna piena di quella virtù (=la fede ela teologia), che permette all’uomo di superare ogni es sere contenuto in quel cielo che compiei giri più piccoli (=il cielo della Luna), il tuo comando mi è tanto gradito, che l’ubbidirti, se già fosse attuato, sarebbe lento. Non devi far altro che esprimermi i tuoi desideri. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma dimmi la cagion che non ti guardi
de lo scender qua giuso in questo centro
de l’ampio loco ove tornar tu ardi”. | Ma dimmi perché non temi di scendere quaggiù (=nel limbo), in questo centro (=l’inferno) dell’ampio luogo (=l’empìreo), in cui desideri intensamente tornare”. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro,
dirotti brievemente”, mi rispuose,
“perch’io non temo di venir qua entro. | “Poiché tu vuoi sapere le cose tanto a fondo” mi rispose, “ti dirò brevemente perché non temo di venire qui dentro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Temer si dee di sole quelle cose
c’hanno potenza di fare altrui male;
de l’altre no, ché non son paurose. | Si devono temere solamente quelle cose che so-no capaci di farci del male, non le altre, che perciò non fanno paura. |
Traduci in volgare fiorentino:
| I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
né fiamma d’esto incendio non m’assale. | Dio per la sua grazia mi ha fatto tale, che la vostra infelicità non mi commuove, né il fuoco di questo incendio mi reca danno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Donna è gentil nel ciel che si com piange
di questo ‘mpedimento ov’io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange. | In cielo una donna gentile (=la Vergine Maria) ha compassione di questo impedimento (=la lupa) dove (=a togliere il quale) io ti mando, così lassù ella spezza il severo giudizio divino. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: – Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando –. | Questa si rivolse a Lucia e disse: – Il tuo devoto ha ora bisogno di te. Io te lo raccomando –. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
che mi sedea con l’antica Rachele. | Lucia, nemica di ogni crudeltà, si mosse evenne al luogo in cui sedevo con l’antica Rachele. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Disse: – Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t’amò tanto,
ch’uscì per te de la volgare schiera?
non odi tu la pieta del suo pianto?
non vedi tu la morte che ‘l combatte
su la fiuman a ove ‘l mar non ha vanto? –
Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com’io, dopo cotai parole fatte,
venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch’onora te e quei ch’udito l’hanno”. | Disse: – O Beatrice, vera lode di Dio, perché non soccorri colui che ti amò tanto e che, per aver amato te, uscì fuori della schiera del volgo? Non odi l’angoscia delle sue lacrime? Non vedi la lotta mortale che combatte nella selva oscura, più pericolosa del mare? –. Al mondo non ci furono mai persone così veloci acercare il proprio utile o a schivare il proprio danno, come [fui veloce] io dopo che mi furono dette tali parole. Venni quaggiù (=nel limbo) dal mio beato seggio, confidando nella tua parola sapiente, che onora teechi l’ascolta. ” |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poscia che m’ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse;
per che mi fece del venir più presto;
e venni a te così com’ella volse;
d’inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse. | Dopo che mi ebbe dette queste par ole, volse gli occhi lucenti pieni di la crime, perciò mi feci più rapido nel venire. Venni da te, come ella volle, e ti sottrassi al pericolo di quella fiera, che t’impedì il cammino più breve verso il bel monte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dunque: che è? perché, perché restai?
perché tanta viltà n el core allette?
perché ardire e franchezza non hai?
poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e ‘l mio parlar tanto ben ti promette?”. | Dunque, che c’è? Perché, perché ti fermi? Pe rché accogli nel tuo cuore tanta viltà? Perché non hai coraggio né sicurezza dopo che tre donne benedette si curan di te nella corte celeste e dopo che le mie parole ti promettono un bene così grande? » |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che ‘l sol li ‘mbianca
si drizzan tutti aperti in loro stelo,
tal mi fec’io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse,
ch’i’ cominciai come persona franca:
“Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese ch’ubidisti tosto
a le vere parole che ti porse!
Tu m’hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
ch’i’ son tornato nel primo proposto. | Come i fiorellini [di campo], chinàti e richiusi per il gelo notturno, dopo che il sole li illumina, si alzano tutti aperti sul loro stelo, tale mi feci io con il mio ardore stanco; e tanto il buon ardire mi corse per il cuore, che cominciai come una persona sicura: «O pietosa colei che mi soccorse e cortese tu che ubbidisti sùbito alle parole veritiere che ti disse! Tu con le tue parole mi hai fatto provare un tale desiderio di venire, che son tornato nel primo proposito. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
tu duca, tu segnore, e tu maestro”.
Così li dissi; e poi che mosso fue,
intrai per lo cammino alto e silvestro. | Ora va’, perché una volontà sola è inentrambi: tu sei la mia guida, tu il signore, tu il ma estro». Così gli dissi. E, dopo che si mosse, m’inoltrai per il cammino aspro e selvaggio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “PER ME SI VA NE LA CI TTÀ DOLENTE ,
PER ME SI VA NE L ’ETTERNO DOLORE ,
PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE . | PER ME SI VA NELLA CITTÀ CHE SI LA MENTA, PER ME SI VA NEL DOLORE ETERNO, PER ME SI VA TRA LA GENTE DANNATA. |
Traduci in volgare fiorentino:
| GIUSTIZIA MOSSE IL MIO ALTO FATTORE :
FECEMI LA DIVINA PODESTATE ,
LA SOMMA SAPIENZA E ‘L PRIMO AMORE . | LA GIUSTIZIA MOSSE IL MIO SOMMO CREATORE: MI FECE LA DIVINA POTENZA, LA SOMMA SAPIENZA E IL PRIMO AMORE. |
Traduci in volgare fiorentino:
| DINANZI A ME NON FUOR COSE CREATE
SE NON ETTERNE , E IO ETTERNO DURO .
LASCIATE OGNE SPERANZ A, VOI CH ’INTRATE ”. | PRIM A DI ME FURONO CREATE SOLTANTO COSE ETERNE ED IO DURERÒ ETERNAMENTE. LASCIATE OGNI SPERAN ZA, VOI CHE ENTRATE. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Queste parole di colore oscuro
vid’io scritte al sommo d’una porta;
per ch’io: “Maestro, il senso lor m’è duro”. | Queste parole di colore scuro io vidi scritte sopra una porta, perciò dissi: «O maestro, il loro significato mi è duro». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me, come persona accorta:
“Qui si convien lasciare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta. | Da persona esperta, egli mi rispose: « Qui convien (=è necessario) lasciare ogni dubbio, convien (=è necessario) che ogni viltà sia morta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Noi siam venuti al loco ov’i’ t’ho detto
che tu vedrai le genti dolorose
c’hanno perduto il ben de l’intelletto”. | Siamo giunti in quel luogo in cui ti ho detto che vedrai le anime dei dannati, che hanno perduto il bene dell’intelletto (=Dio)» . |
Traduci in volgare fiorentino:
| E poi che la sua mano a la mia puose
con lieto volto, ond’io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose. | Poi mi prese per mano con volto sereno, perciò io mi ripresi, e m’introdusse nei segreti impenetrabili [dell’oltretomba]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai. | Qui sospiri, pianti ed alti gemiti risuonavano per l’aria senza stelle. Al sentirli, io mi misi a piangere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d ’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira. | Lingue strane, espressioni orribili, parole di dolore, accenti di rabbia, voci altee basse e suoni di mani che colpiscono facevano un tumulto, che si aggira sempre in quell’aria eternamente oscura, come la sabbia quando spira il turbine. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: “Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”. | Io, che avevo la testa piena di dubbi, dissi: « O maestro, che cos’è questo tumulto che io odo? Chi è questa gente, che appare così sopraffatta dal dolore? ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me: “Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo. | Ed egli a me: «A questa miserabile condizione sono condannate le anime spregevoli di coloro che vissero senza infamia e senza lode. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro. | Sono mescolate a quella cattiva schiera degli angeli che non furono ribelli e neppure fedeli a Dio, ma che rimasero neutrali. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli”. | Li cacciano i cieli, per non esser meno belli, ma non li accoglie l’inferno profondo, perché i dannati si potrebbero gloriare di averli come loro compagni». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io: “Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sì forte?”.
Rispuose: “Dicerolti molto breve. | Ed io: « O maestro, che cos’è per loro tanto insopportabile, che li fa lamentare così fortemente? ». Mi rispose: «Te lo dirò molto brevemente. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi non hanno speranza di morte
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidiosi son d’ogne altra sorte. | Costoro non possono sperare di morire ela loro vita oscura è tanto spregevole, che sono invidiosi di ogni altra condizione. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. | Il mondo non permette che si conservi alcun ricordo di loro; la misericordia ela giustizia divina (=il paradiso e l’inferno) li sdegnano: non ragioniamo di loro, ma guarda e passa». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io, che riguardai, vidi una ‘nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne posa mi parea indegna;
e dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto
che morte tanta n’avesse disfatta. | Guardando più attentamente, vidi un’insegna che, girando, correva tanto veloce, che sembrava incapace di restar ferma. Dietro le veniva una così lunga processione di gente, che non avrei creduto che la morte avesse fatto tante vittime. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per vil tade il gran rifiuto. | Dopo che ebbi riconosciuto qualcuno, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltà il gran rifiuto (=papa Celestino V?). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d’i cattivi,
a Dio spiacenti e a’ nemici sui. | Immediatamente compresi e fui certo che questa era la schiera dei cattivi, che dispiacevano a Dio e ai suoi nemici. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi sciaurati, che mai n on fur vivi,
erano ignudi e stimolati molto
da mosconi e da vespe ch’eran ivi. | Questi sciagurati, che non furon mai vivi, erano ignudi e continuamente punti da mosconi e da vespe, che erano in quel luogo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Elle rigavan lor di sangue il volto,
che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi
da fastidiosi vermi era ricolto. | Esse rigavano il loro volto di sangue, che, mescolato a lacrime, ai loro piedi era raccolto da vermi ripugnanti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E poi ch’a riguardar oltre mi diedi,
vidi genti a la riva d ’un gran fiume;
per ch’io dissi: “Maestro, or mi concedi
ch’i’ sappia quali sono, e qual costume
le fa di trapassar parer sì pronte,
com’io discerno per lo fioco lume”. | Dopo che guardai oltre costoro, vidi una moltitudine di gente sulla riva di un gran fiume (=l’Acherónte), perciò dissi: «O maestro, concèdimi ora di sapere chi sono equale istinto le fa apparire così ansiose di oltrepassare il fiume, come riesco a distinguere in quella luce fio ca». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed elli a me: “Le cose ti fier conte
quando noi fermerem li nostri passi
su la trista riviera d’Acheronte”. | Ed egli a me: «Le cose ti saranno chiare quando ci fermeremo sulla riva desolata dell’Acherónte ». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Allor con li occhi vergognosi e bassi,
temendo no ‘l mio dir li fosse grave,
infino al fiume del parlar mi trassi. | Allora, con gli occhi vergognosi ed abbassati, temendo che la mia domanda gli riuscisse molesta, mi astenni dal parlare sino al fiume. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: “Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo. | Ed ecco verso di noi venire su una nave un vecchio, bianco peri molti anni, gridando: «Guai a voi, o anime malvage! Non sperate mai di vedere il cielo: io vengo per condurvi sull’altra riva nelle te-nebre eterne, al caldo e al gelo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti”.
Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
disse: “Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti”. | E tu, che sei lì, o anima viva, allontanati da costoro, che son morti». Ma, poiché vide che io non mi allontanavo, disse: «Per un’altra via, per altri porti verrai alla spiaggia, non qui, per passare. Una barca più leggera (=quella del purgatorio) convien (=è necessario) che ti porti» . |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘l duca lui: “Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”. | La mia guida a lui: «O Carónte, non ti crucciare, si vuole così là dove si può ciò che si vu ole, e più non domandare». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ‘ntorno a li occhi avea di fiamme rote. | A llora si quietarono le ispide gote al nocchiere della livida palude, che intorno agli occhi aveva ruote di fuoco. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che ‘nteser le parole crude. | Ma quelle anime, che erano affrante e nude, cambiarono colore e batterono i denti, nonappena intesero quelle parole crudeli. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l’umana spezie e ‘l loco e ‘l tempo e ‘ l seme
di lor semenza e di lor nascimenti. | Bestemmiavano Dio ei loro genitori, la razza umana, il luogo, il tempo, il seme della loro stirpe ed il seme da cui era no nati. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
ch’attende ciascun uom che Dio non teme. | Poi, piangendo fortemente, si raccolsero tutte insieme sulla riva malvagia, che attende ciascun uomo che non teme Dio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Caron dimonio, con occhi di bragia,
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s’adagia. | Il demonio Carónte, facendo loro un cenno con gli occhi di fuoco, le raccoglie tutte, e batte con il remo chiunque si adagia (=si siede). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ‘l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
similemente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo. | Come in autunno si staccano le foglie una dopo l’altra, finché il ramo vede per terra tutte le sue spoglie, similmente i malvagi discendenti di Ad amo si affrettano a lasciar la riva ad uno ad uno, se-guendo i cenni del nocchiere, come uccelli che sentono il richiamo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così sen vanno su per l’onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s’auna. | Così se ne vanno sopra l’onda bruna (=fangosa) e, prima che siano di là (=sull’altra riva) discese, di qua una nuova schiera si raduna. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Figliuol mio”, disse ‘l maestro cortese,
“quelli che muoi on ne l’ira di Dio
tutti convegnon qui d’ogne paese:
e pronti sono a trapassar lo rio,
ché la divina giustizia li sprona,
sì che la tema si volve in disio. | «O figlio mio» disse il maestro cortese, « coloro che muoion nell’ira di Dio (=in peccato mortale) arrivano tutti qui da ogni paese e son pronti ad oltrepassare il fiume, perché la giustizia divina li sprona, così che il loro timore si trasforma in desiderio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quinci non passa mai anima buona;
e però, se Caron di te si lagna,
ben puoi sapere omai ch e ‘l suo dir suona”. | Di qui non passa mai un’anima buona, pe rciò, se Carónte si lamenta di te, puoi ben capire ormai che cosa significhino le sue parole. » |
Traduci in volgare fiorentino:
| Finito questo, la buia campagna
tremò sì forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna. | Finito il discorso, la campagna buia tremò così fortemente, che il ricordo dello spavento mi fa bagnare ancora di sudore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La terra lagrimosa diede vento,
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento;
e caddi come l’uom cui sonno piglia. | La terra intrisa di lacrime (=le lacrime di dolore dei dannati) sprigionò vento, tanto che b alenò una luce rossastra (=un fulmine), la quale mi fece perderei sensi. E caddi come l’uomo che prende sonno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia,
e tanto più dolor, che punge a guaio. | Così dal primo cerchio discesi giù nel secondo, che abbraccia uno spazio più piccolo, ma un dolore tanto più grave, che costringe [le anime] a lamentarsi. |